venerdì 30 maggio 2014

CANALETTI D'IRRIGAZIONE

"Racchiuso come era questo fra tre mura e un lato della villa, la reclusione gli conferiva un aspetto cimiteriale accentuato dai monticciuoli paralleli delimitanti i canaletti d'irrigazione e che sembravano tumuli di smilzi giganti."
("il gattopardo", capitolo primo)


il giardino di casa Salina, seppur non molto grande, veniva irrigato grazie ad alcuni canaletti d'irrigazione. questi canali venivano riempiti o con l'acqua piovana o grazie alla deviazioni di fiumi naturali. questa forma rudimentale di irrigazione ha permesso, nel corso dei secoli, lo sviluppo di moltissime civiltà, tra le quali l'antico Egitto che, aspettando le piene del fiume Nilo, creava dei canaletti di irrigazione per disperdere le acque del Nilo nei campi di coltivazioni. i canali furono usati anche come mezzo di trasporto. Infatti lo studio del migliore utilizzo dei canali si è sviluppato nel corso dei secoli e molti geni hanno profuso energie nel loro miglioramento, un esempio su tutti quello di Leonardo Da Vinci a cui sembra si debbano diverse idee applicate ai canali che circondano Milano (i famosi Navigli); totalmente artificiali, essi collegarono la città con i fiumi Ticino, e Adda.


(uno scorco sui navigli di milano, esempio di canali di navigazione)

per aver maggiori informazioni sulla teoria di irrigazione:

SETA PONZO'

"Era una buona figliola, Mariannina: le avrebbe portato tre canne di seta ponzò, la prossima volta che sarebbe andato da lei."
("il gattopardo", capitolo primo)


nel primo capitolo del gattopardo, il Principe Salina, in uno dei suoi soliti monologhi, pensa di fare un regalo alla giovane Mariannina, una prostituta di Palermo, e parla di un particolare tipo di seta, detta appunto seta ponzò. l'aggettivo "ponzò" si riferisce probabilmente alla parola francese "ponceau" che significa "rosso vivo". ponzò, dunque, non sarebbe nient'altro che la storpiatura del corrispettivo aggettivo in lingua francese. l'insetto dal cui bozzolo viene creata la seta è il cosidetto "baco da seta".

("baco da seta", l'insetto dal cui bozzolo viene creato il pregiatissimo tessuto)

nel link in basso sono riportate ulteriori informazioni sulla seta
 "SETA WIKIPEDIA"


storia del baco da seta



giovedì 29 maggio 2014

I CONVENTI


"Le sue case basse e serrate erano oppresse dalle smisurate moli dei conventi. Di questi ve ne erano diecine, tutti immani, spesso associati in gruppi di due o di tre, conventi di uomini e di donne, conventi ricchi e conventi poveri, conventi nobili e conventi plebei, conventi di gesuiti, di benedettini, di francescani, di cappuccini, di carmelitani, di liguorini, di agostiniani... Smunte cupole dalle curve incerte simili a seni svuotati di latte si alzavano ancora piú alte; ma erano essi i conventi, a conferire alla città la cupezza sua e il suo carattere, il suo decoro, ed insieme il senso di morte che neppure la frenetica luce siciliana riusciva mai a disperdere."
(da "il gattopardo", capitolo primo)

(convento dei cappuccini, Palermo. Famoso per le "mummie" conservate nelle famose catacombe)

Un convento è un complesso residenziale tipico dell'organizzazione comunitaria di vita consacrata cattolica e ortodossa. La sua funzione primaria è di ospitare persone che vivono in comunità religiosa (composta di sacerdoti e di fratelli laici) ed i servizi necessari alla comunità stessa (chiesa, mensa, lavanderia ecc.), ed eventualmente da essa forniti al mondo esterno (soprattutto scuole). 
Il convento quindi, nato alla fine del Medioevo, in un tempo in cui erano ormai cadute le ragioni di autodifesa e di riorganizzazione dell'ordine sociale sorte nelle epoche barbariche, non ha più quella caratteristica di grande azienda agricola e di centro di una comunità rurale, che le abbazie avevano mutuato dalla villa romana, e non è neppure, in genere, il grande centro intellettuale e culturale che esse erano state. Esso tuttavia consente di ripristinare una qualche autonomia spirituale della comunità religiosa dal mondo, a differenza della struttura fortemente incardinata nel potere temporale che le abbazie erano diventate nel tempo.

("abbazia di Montecassino". da quest'immagine si può osservare come l'abbazia sia un vero e proprio "ente autonomo" cosa che la differenzia fortemente dal ruolo dei conventi)

domenica 25 maggio 2014

FOTOGRAFIA

... I ritratti erano quelli di morti non piú amati, le fotografie quelle di amici che in vita avevano inferto ferite e che per ciò soltanto non erano dimenticati …

… le lunghe ore passate in saporosa degustazione di odio dinanzi al ritratto del padre, l'aver nascosto qualsiasi fotografia di Tancredi per non esser costretta a odiare anche lui …
(da "il gattopardo", capitolo ottavo)


 Le due citazioni si riferiscono ovviamente alla fotografia tradizionale realizzata in banco e nero; Il termine esprime il concetto di “disegnare con la luce”, in quanto deriva da due parole di origine greca: phôs che significa “luce” e graphis che significa “grafia” o “scrittura”. In effetti si tratta di una definizione appropriata in quanto, ogni volta che si scatta una foto, non si fa altro che permettere alla luce proveniente dal soggetto di disegnare la sua immagine sul supporto sensibile (pellicola o sensore digitale che sia).

Vecchia stampa riproducente il fenomeno della camera oscura


La fotografia prende i primi passi da un fenomeno scoperto nell’antichità: la camera oscura; dalle testimonianze disponibili sembra che (nel IV secolo a. C.), sia stato Aristotele il primo a descrivere il fenomeno oltretutto riproducibile con estrema facilità: basta oscurare l’unica finestra di una stanza con uno spesso cartoncino nero nel quale sia stato praticato un piccolo forellino. Sulla parete opposta della stanza oscurata apparirà, capovolto, il panorama che si vede dalla finestra medesima. Più il foro è piccolo, maggiore è la nitidezza dell’immagine proiettata sulla parete.



Veduta della Basilica dei santi Giovanni e Paolo, a Venezia ottenuta dal Canaletto accostando quattro fogli disegnati con l'aiuto di una camera oscura


Il passo successivo fu quello d’inserire una lente al posto del forellino aumentando sensibilmente sia la nitidezza che la luminosità dell’immagine. La messa a fuoco si ottiene variando la distanza tra la lente e lo schermo di visione.

Camera oscura portatile inventata da Robert Hooke


Rimaneva però il problema più grande: quello di “salvare” mediante un procedimento tecnologico l’immagine ottenuta. Occorreva cioè un materiale che fosse sensibile alla luce in modo da registrare l’immagine proiettata della camera oscura. La soluzione fu trovata, nel 1822, da Joseph Nicèphore Niépce, il quale riuscì per la prima volta, a registrare un’immagine usando del Bitume di Giudea, sostanza che sbianca alla luce.

 Macchina fotografica antica


Ben presto però si capì che alcuni composti chimici dell’argento erano molto più funzionali allo scopo (a quanto pare il britannico Thomas Wedgwood aveva già prodotto delle immagini fotografiche una ventina d’anni prima di Niépce, utilizzando il nitrato d’argento, anche se pare che non sia riuscito a risolvere il problema del fissaggio, e che quindi le sue immagini si annerissero se esposte alla luce).


Apparecchio per “dagherrotipi” realizzato da Enrico Federico Jest con ottica Lerebours, Paris, 1840 ca., (Lugano, Collezione Antonetto)


Jacques Louis Daguerre diede il nome alla prima macchina fotografica, il "Dagherrotipio; Il suo procedimento permette di ottenere un’immagine unica su una lastra di metallo argentato e richiede esposizioni di almeno mezz’ora in pieno sole, ma le immagini ottenute sono notevoli e perfettamente dettagliate, anche se delicatissime e facilmente deteriorabili

Macchina fotografica di costruzione Russa costruita tra 1890 e il 1910

Era il 1839 ed era nata la fotografia, e con lei una nuova era dominata dall’immagine. Lo strumento per disegnare con la luce, la fotocamera, non era altro che una camera oscura portatile con uno strato fotosensibile per registrare le immagini.

 
Una delle innumerevoli versioni di Sanderson, la “Regular Model” databile al 1910 circa. Fu espressamente costruita per riprendere fotografie di architettura


Per approfondimento:

venerdì 23 maggio 2014

IL POZZO (ABBEVERATOIO)


… che si era giunti a meno di due ore dal termine del viaggio; che si entrava nelle terre di casa Salina; che si poteva far colazione e forse anche lavarsi la faccia con l'acqua verminosa del pozzo ...

… accanto al fabbricato un pozzo profondo, vigilato da quei tali eucaliptus, offriva muto i vari servizi dei quali era capace: sapeva far da piscina, da abbeveratoio

… Quando aveva tirato fuori l'acqua dal pozzo a molti usi, si era guardato un momento nello specchio del secchio e si era trovato a posto …

… I cocchieri facevano lentamente passeggiare in giro i cavalli per rinfrescarli prima dell'abbeverata, i camerieri stendevano le tovaglie sulla paglia avanzata dalla trebbiatura, nel rettangolino d'ombra proiettato dalla fattoria. Vicino al pozzo premuroso incominciò la colazione …

(da "il gattopardo", capitolo secondo)

(un esempio di pozzo medievale: il caratteristico Pozzo di San Patrizio ad Orvieto)

All'inizio del secondo capitolo, il principe insieme con la sua famiglia, durante il viaggio verso la tenuta estiva di Donnafugata, decide di fermarsi nelle vicinanze di un pozzo per potersi rinfrescare.



 Col termine pozzo si indica, in generale, una struttura artificiale, solitamente di forma circolare e di dimensioni variabili da caso a caso, da cui, in genere, si estrae dal sottosuolo l’acqua delle Falde, che possono essere freatica oppure artesiana


Schema misto: pozzo artesiano e freatico


Un pozzo artesiano è un pozzo naturalmente effluente: le acque sotterranee arrivano direttamente in superficie, poiché sottoposte a naturale pressione (vedere schema prcedente), esse tendono a risalire, zampillando, fino alla quota della linea piezometrica mentre quello freatico richiede l’utilizzo di una pompa.

In mezzo alla campagna pozzo circolare inglobato in una struttura quadrata con abbeveratoi:  sezione longitudinale tronco-conica realizzato con massi basaltici poggiati su di un incavo realizzato nella roccia viva e sovrapposti in 9-10 filari; l’esterno è realizzato con lastre litiche cementate così come l’abbeveratoio (Sardegna presso nuraghe Campu di Narbolia)


pozzo età romana rinvenuto a Baggiovara Modena

l'importanza dei pozzi è stata fondamentale per la sopravvivenza dei popoli antichi. infatti, i pozzi più antichi di cui si conoscono tracce certe risalgono addirittura al Neolitico.

(i pozzi di Shillourokambos, tra i pozzi più antichi nel mondo, Cipro)

Pozzo di San Patrizio
Un accenno particolare va questo capolavoro di ingegneria scavato nella roccia della città di Orvieto; voluto da papa Clemente VII fu realizzato in dieci anni (tra il 1527 e il 1537), su proprio progetto, da Antonio Sangallo; è servito da due rampe elicoidali a senso unico, completamente autonome e indipendenti con due distinte ed opposte porte di ingresso-uscita; tale sistema consentiva di trasportare con i muli l'acqua estratta, senza intralci in quanto l’unico punto di comunicazione tra le due scale era il ponticello in fondo al pozzo.

          
                     a sinistra: Sezione verticale pozzo di San Patrizio;  a destra: Vista dall’alto da circa due terzi del tragitto



per avere delucidazioni sul funzionamento fisico di un pozzo cliccare qui Pozzi e falde

martedì 20 maggio 2014

LA MORFINA


"salina pensò ad una medicina scoperta da poco negli Stati Uniti d'America, che permetteva di non soffrire durante le operazioni più gravi, di rimanere sereni fra le sventure. Morfina lo avevano chiamato, questo rozzo sostituto chimico dello stoicismo antico, della rassegnazione cristiana"
(da "il gattopardo", capitolo primo)



il principe Salina, uomo di grande cultura, è una persona che passa molto del suo tempo a pensare o a studiare le innovazioni tecnologiche che caratterizzano il suo periodo storico. ossessionato dal pensiero della morte, nel primo capitolo questo personaggio si abbandona su una riflessione fatta su una nuova scoperta fatta negli Stati Uniti d'America, la morfina. La morfina è uno dei 30 alcaloidi presenti nell'oppio, una polvere ricavata dal liquido lattiginoso raccolto, dopo incisione, dalla capsula immatura del Papaver somniferum. 


La morfina è un potentissimo analgesico; la somministrazione di soli 10mg (0,01 grammi) per via parenterale, è in grado di ridurre di almeno l'80% la percezione del dolore. Per questo motivo viene utilizzata come presidio terapeutico nel trattamento del dolore di tipo cronico. E’ interessante sottolineare come la morfina abolisca il dolore inteso come sofferenza, ma non la sua percezione. Spesso il soggetto rimane consapevole dello stimolo dolorifico, lo percepisce ma non se ne preoccupa, se ne distacca e non ha alcuna difficoltà a tolleralo.

(il celebre quadro di Santiago Rusinol, "Morfina", 1894)

Il più pericoloso effetto collaterale della morfina è rappresentato dalla sua potente azione depressiva sul centro del respiro, che in caso di intossicazione acuta può portare a coma e a morte per paralisi respiratoria. L'assunzione cronica di morfina provoca assuefazione e, come tale, si accompagna ad una resistenza ai suoi effetti terapeutici. Per ovviare a questo fenomeno della "tolleranza" e mantenere la medesima azione, è quindi necessario aumentare gradualmente la dose.

per un eventuale approfondimento, visita la pagina di wikipedia: Morfina-Wikipedia

lunedì 19 maggio 2014

LA BAIONETTA

"All'ingresso dei sobborghi della città, a villa Airoldi, una pattuglia fermò la vettura. Voci pugliesi, voci napoletane intimarono l'alt, smisurate baionette balenarono sotto l'oscillante luce di una lanterna;"
(da "il gattopardo", capitolo primo)


La baionetta è una arma d taglio montata sulla canna di un fucile che, nelle guerre tra il XVII e XIX secolo, consentiva alle formazioni di fanteria di attaccare il nemico a distanza ravvicinata, generalmente dopo aver scaricato le armi da fuoco. Dai primi modelli, datati XVII secolo, che erano innestati a pressione nella canna, si passò a quelli ad anello che, una volta montati, consentivano ai soldati di aprire il fuoco. Le baionette furono comunemente impiegate in battaglia fino alla Prima Guerra Mondiale che, essendo stata essenzialmente una gigantesca "guerra di posizione", vide morire milioni di soldati anche in combattimenti "corpo a corpo". nel risorgimento italiano le armi munite di baionetta furono molto utilizzate. si sa infatti che i mille partirono con circa un migliaio di manici per baionette e 40 fucili rigati.


nel gattopardo, si può notare come le guardie dell'esercito borbonico che presidiano i posti di blocco all'entrata di Palermo sono muniti di fucili aventi le baionette. questo ci fa capire quanta importanza avesse questo strumento nel 1860 nel campo militare.


(tecniche di combattimento con baionetta, Esercito Italiano)

venerdì 16 maggio 2014

LA CARROZZA


""Domenico", disse a un servitore, "vai a dire a don Antonio di attacare i bai al coupè; scendo a Palermo subito dopo cena."
(da "il gattopardo", capitolo primo)


In quel tempo in Sicilia i mezzi di trasporto erano le carrozze e i cavalli, non le macchine a vapore come negli altri paesi. Le carrozze erano importanti, chi ne possedeva una era definito un ricco perché non tutti potevano permettersele. Il principe Salina infatti, come lo si può leggere in molti capitoli, usa la sua carrozza per spostarsi dalle sue residenze. Le carrozze sono fatte di legno di noce o abete, verniciate di colori (il nero, il verde e il bianco), hanno quattro ruote di legno, sono tappezzate di pelle o di stoffa nera, hanno due fanali alimentati dal petrolio, un freno è posto accanto al guidatore. A Palermo, nel 1860, esistevano tre tipi di carrozze: da passeggio, da viaggio e da lavoro.



 La carrozza da viaggio, il "coupè",di origine francese, è un modello di calesse chiuso con vetri e tetto in legno e veniva utilizzata per i lunghi tratti. Il coupè veniva usato dai nobili che abitavano nelle ville fuori Palermo come lo si evince quando il principe Salina, nel primo capitolo, per andare a trovare Mariannina, usa questo mezzo di trasporto che è nello stesso tempo, simbolo di ricchezza e di eleganza.

martedì 13 maggio 2014

I TELESCOPI


"I due telescopi e i tre cannochiali, accecati dal sole, stavano accuciati buoni buoni, col tappo nero sull'oculatore, come bestie ben avvezze che sapessero come il loro pasto vien dato soltanto la sera."
(da "il gattopardo", capitolo primo)
(Principe Fabrizio Salina nel suo osservatorio astronomico nel film "il gattopardo")

il principe Salina era un uomo molto incline alla scienza e sopratutto all'astronomia. infatti nella sua villa trascorreva molto tempo nel suo laboratorio privato, dove grazie ai suoi strumenti tecnologici, era riuscito a scoprire due pianeti che aveva chiamato Salina e Svelto, come il suo feudo e un suo bracco indimenticabile. quasi tutti gli strumenti astronomici usati dal principe sono oggi conservati all'osservatorio di Palermo. vediamone alcuni:

 (rifrattore di 115 mm con obiettivo di Merz)

uno tra gli strumento usato dal Principe per studiare gli astri del cielo è sicuramente il rifrattore altazimutale riportato qui sopra. Questo rifrattore (lunghezza focale 2 metri) , con la canna e il treppiede di mogano e le finiture di ottone è dotato di un sistema di contrappesi e leve per metterlo in movimento, e di un piccolo cercatore. il Principe ne venne in possesso attorno al 1850, adoperandolo per osservazioni di comete e portandoselo dietro a Girgenti (l’attuale Agrigento) per osservare l’eclisse totale di Sole del 22 dicembre 1870, dopo avere declinato l’offerta di unirsi alla missione ufficiale che seguì il fenomeno.


Il piccolo rifrattore equatoriale di 81 mm di Lerebours e Secretan è un autentico gioiellino col suo tubo di mogano e le lucenti finiture in ottone (lunghezza focale 69 cm). Don Fabrizio lo usava come cercatore di comete. Lo strumento montato su di un treppiede a forma di colonna rastremata alta 48 cm con piedi a vite, è dotato, alla sommità, di due piccole livelle per verificare la posizione orizzontale. Le misure si eseguono su due scale circolari di 13 cm di diametro.

  (il piccolo telescopio altazimutale di Worthington)

il più antico tra gli strumenti usati dal principe e conservati a Palermo è sicuramente il piccolo telescopio altazimutale dell’artefice londinese Narthaniel Worthington (obiettivo 48 mm, distanza focale 45 cm). Il Principe l’’acquistò nel 1860: serviva soprattutto a precise misure di passaggi al meridiano.

sabato 10 maggio 2014

IL CANNOCCHIALE

… I due telescopi e i tre cannocchiali, accecati dal sole, stavano accucciati buoni buoni, col tappo nero sull'oculare …
… che con uno spazzolino ripuliva i congegni di un cannocchiale e sembrava assorto nella meticolosa sua attività ...
(da "il gattopardo", capitolo primo)
… e le viti, le ghiere, i bottoni, smerigliati dei telescopi, cannocchiali, e "ricercatori di comete" che lassú …
(da "il gattopardo", capitolo secondo)
… ripensò al proprio osservatorio, ai cannocchiali destinati ormai a decenni di polvere …
(da "il gattopardo", capitolo settimo)
… Rivedeva la scena, lontanissima ma chiara, come ciò che si scorge attraverso un cannocchiale rovesciato…

(da "il gattopardo", capitolo ottavo)


Il cannocchiale è uno strumento ottico per l'osservazione ravvicinata di oggetti terrestri. La differenza più significativa rispetto a un telescopio astronomico è che fornisce immagini dritte anziché capovolte. Ci sono tre metodi per realizzare un cannocchiale: cannocchiale di Galileo (telescopio galileiano), cannocchiale con lente raddrizzatrice e cannocchiale prismatico.

Cannocchiale di Galileo (Cortesia: Prof. Francesco Bertola, Università degli Studi di Padova)


Il primo cannocchiale fu costruito nel 1608, dall'occhialaio Olandese Hans Lippershey; l’anno successivo (1609), Galileo Galilei intuendone le potenzialità, lo perfezionò adattandolo all'osservazione dei corpi celesti. Fu lo stesso grande scienziato a coniarne il nome.

Primo piano dell’obbiettivo installato sul cannocchiale di Galilei


IL cannocchiale originale di Galileo è composto da un tubo principale lungo 1,5 metri alle cui estremità sono inserite due sezioni separate che portano l'obiettivo e l'oculare


 Cannochiali realizzati da Galileo Galilei


Successivamente Giovanni Keplero migliorò ancora lo strumento di Galileo realizzando un cannocchiale astronomico, sul quale si basa il moderno telescopio rifrattore

Antico cannocchiale in ottone e pelle, messa a fuoco “ad un allungo”, manifattura francese della seconda metà del XIX secolo


Per approfondimento:

martedì 6 maggio 2014

I PERSONAGGI: "TANCREDI FALCONERI"


"Il ragazzo, prima quasi ignoto, era divenuto carissimo all'irritabile Principe che scorgeva in lui un'allegria riottosa, un temperamento frivolo a tratti contraddetto da improvvise crisi di serietà."
(da "il gattopardo", capitolo primo)

(tancredi, interpretato da Alain Delon nel film "il gattopardo")

uno tra i personaggi più articolati e complessi è il nipote del principe, Tancredi Falconeri. Suo padre, che aveva sposato la sorella di Don Fabrizio, aveva sperperato quasi tutto il suo patrimonio e poi era morto. Successivamente morì anche la madre, così all'età di 14 anni, Tancredi rimase orfano e il Re conferì al Principe la tutela del nipote. A 21 anni Tancredi è un giovane dal volto magro, dagli occhi azzurro-grigio, dalla voce leggermente nasale che porta una carica di brio giovanile. è descritto come un giovane dalla condotta poco esemplare; mostra simpatie per i liberali che a quel tempo si organizzavano segretamente. E' un ragazzo intelligente che fa uso dell'arte di accattivarsi il favore del popolo per meglio dominarlo ed è capace dei più gustosi giochi di parole. Tancredi si distingue subito da tutti gli altri protagonisti che ruotano attorno a Don Fabrizio, per la sua decisione di schierarsi tra i garibaldini, pur appartenendo all'aristocrazia palermitana. È solito spiegare questa sua risoluzione con il fatto di temere di venire imprigionato al primo scoppio di un'insurrezione; tuttavia il vero motivo è un altro: lui stesso aveva affermato:
 "se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi".




 Quando scrive allo zio per chiedergli di domandare la mano di Angelica, si comporta con presuntuosa sicurezza di sé, considerando già accettato, da Angelica, il suo desiderio. Da questo momento in poi, Tancredi sembra divenire un bravo ragazzo legato ad Angelica da profondo amore e non particolarmente preoccupato della classe sociale a cui appartiene la sua futura moglie.


(incontro tra Tancredi e Angelica nel film "il gattopardo")

domenica 4 maggio 2014

I PERSONAGGI: PRINCIPE "FABRIZIO DI SALINA"


"Lui, il Principe, intanto si alzava: l'urto del suo peso da gigante faceva tremare 
l'impiantito, e nei suoi occhi chiarissimi si riflesse, un attimo, l'orgoglio di questa 
effimera conferma del proprio signoreggiare su uomini e fabbricati."
(da "il gattopardo", capitolo primo)


(il principe fabrizio interpretato da Burt Lancaster nel film "il gattopardo") 


Don fabrizio Corbera, Principe di Salina, Duca di Querceta, Marchese di Donnafugata è il protagonista indiscusso del romanzo, il quale infatti si basa essenzialmente sulla vita del principe, uno dei più alti dignitari siciliani accreditati presso la corte borbonica di Napoli. Don fabrizio, di indole pigra e fatalistica, era l'indiscusso e assoluto dominatore della famiglia ma ciò non influiva più di tanto sulla tendenza a interessarsi ben poco delle incombenze di amministrazione delle sue consistenti proprietà. In relazione, poi, alla ereditata posizione di prestigio nobiliare, si troverà ad essere, suo malgrado, vittima e complice al tempo stesso degli avvenimenti che porteranno alla caduta del Regno borbonico e all’annessione della Sicilia al Regno sardo piemontese.  L’immagine che se ne ricava è quella di un uomo di grande forza e di dimensioni spropositate, ma non per questo grasso; di circa quarantacinque anni d’età, aveva una pelle bianchissima e i capelli biondi, che tradivano chiare origini tedesche.




 La sua forza era tremenda: sapeva accartocciare come carta velina le monete da un ducato, mentre le posate necessitavano frequentemente di riparazioni a causa della sua contenuta ira, che gli faceva piegare forchette e cucchiai. persona erudita, passava molto tempo e si applicava agli studi matematici ed astronomici (infatti gran parte del tempo il principe lo passa nel suo osservatorio astronomico).

la scena del valzer nel "Gattopardo"
(la scena del ballo nel Gattopardo di luchino visconti)